ROMA\ aise\ – Secondo appuntamento oggi a Roma del progetto “Modelling between digital and humanities: thinking in practice“, promosso da Volkswagen Stiftung e che vede come partner, tra le diverse università ed enti di ricerca europei, anche il Cnr ed in particolare l’Iliesi – Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee.
“I linguaggi della ricerca. Parole e immagini” è il titolo del ciclo di eventi coordinati dalla responsabile scientifica Cristina Marras, che presenta oggi, 26 settembre, dalle ore 15 alle 18, presso la Biblioteca digitale del Cnr, in piazzale Aldo Moro, il laboratorio interdisciplinare “Navigare la Ricerca“.
L’incontro intende esplorare diverse forme e linguaggi di rappresentazione e condivisione del testo, nell’ambito della ricerca di progetto internazionale dedicata agli “eventi” nelle Digital Humanities. Filosofia, storia, linguistica, scienze computazionali, matematica… contribuiscono all’indagine sulle diverse forme attraverso le quali il patrimonio culturale viene modellizzato per essere comunicato e trasmesso utilizzando gli strumenti della nuova industria culturale. Si intendono così esplorare le modalità e i processi di modellizzazione attraverso gli “eventi”, per i quali il patrimonio culturale, nel caso specifico un testo, è inteso da un lato come un oggetto da percepire e su cui parlare, dall’altro, esso viene modellizzato attraverso una sua descrizione. Costruire “eventi” e riflettere in modo critico sui processi di modellizzazione contribuisce a comprendere meglio le dinamiche di scambio tra linguaggi e saperi e a tracciare gli orizzonti di interdisciplinarietà nella costruzione della conoscenza.
In questo secondo incontro, “Navigare la Ricerca”, dedicato al mare e alla navigazione come metafore della conoscenza, ci guida il Capitano della nave oceanografica del CNR Bannock, Nicola Scotto di Carlo, con il suo libro “La mia storia di mare”, per approdare in un territorio in cui la mappa è tutta da creare. Tradizionalmente gli ambiti del sapere sono stati modellizzati attraverso figure e metafore arborescenti: l’albero, le sue radici, i suoi rami e i suoi frutti. La metafora del mare veicola invece un modello di conoscenza come continua esplorazione dei confini del sapere. Esplorare significa anche essere ben equipaggiati, avere gli strumenti giusti per far fronte alle sfide e alle incognite di una spesso perigliosa navigazione. L’utilizzo di un modello “acquatico” implica una concezione del sapere e della sua organizzazione dinamica, fluida, dai confini permeabili, in cui ci si muove in orizzontale e verticale, si solcano le superfici e si scandagliano le profondità.
L’incontro odierno si aprirà con la presentazione del progetto e del laboratorio a cura di Cristina Marras; quindi seguiranno alcune letture di brani tratti dal libro “La mia storia di mare” di Nicola Scotto di Carlo (Compagnia dei Trovatori Edizioni 2015), accompagnate e intercalate dalla proiezione di immagini a cura di Silvestro Caligiuri, Roberto Sparapani e Vittorio Tulli; leggono Sara di Marcello e Silvia Antonini. Sarà poi la volta della proiezione della video-intervista al comandante Nicola Scotto di Carlo “La mia storia di mare”, realizzata da Silvestro Caligiuri a Procida il 10 settembre 2016. Chiuderanno la giornata l’esercizio cartoGrafia e le visioni conclusive.
Un “capitano scrittore”: così è stato definito Nicola Scotto di Carlo, che nel libro racconta la sua vita in mare e di uomo di mare ancorato alle sue origini contadine: è forte, infatti, il profumo dei limoni di Procida mescolato all’inconfondibile odore della stiva e della salsedine. La storia del Capitano incontra il CNR quando viene chiamato a bordo della Bannock, nave oceanografica del Consiglio Nazionale delle Ricerche. La nave, chiamata Bannock dal nome di una tribù indiana, è stata costruita nei cantieri americani Charleston Shipbuilding and Dry Dock a Charleston in South Carolina nel 1943, è lunga 62,56 metri e larga oltre 11 metri. Nave “gloriosa” partecipò all’organizzazione del D-day e alla campagna di Okinawa, ma, a partire dagli anni ’60, iniziò una nuova vita: smise di svolgere operazioni militari e passò a mansioni esclusivamente civili e a compiti scientifici di ricerca oceanografica. Il libro e la video-intervista raccontano del delicato rapporto tra equipaggio e ricercatori, della richezza umana e culturale che si crea durante la navigazione, del valore dell’interdisciplinarità, del rispetto e dell’amore per il mare e la conoscenza.
Gli altri partner internazionali del progetto “Modelling between digital and humanities: thinking in practice” sono: Øyvind Eide della Lehrstuhl für Digital Humanities presso la Philosophische Fakultät della Universität Passau, in Germania; Arianna Ciula del Department of Humanities presso la Roehampton University a Londra, UK; e Patrick Sahle del Cologne Center for eHumanities (CCeH) presso la Philosophische Fakultät dell’Universität Köln. (aise)