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Possiamo chiamarli “anatomisti della parola”: sono filosofi filologi, linguisti, lessicologi che, con il contributo essenziale dei cervelli elettronici, affermano questo o quel testo celebre della letteratura, della filosofia o della scienza e lo sottopongono a minacciose operazioni di sezionamento per carpirne l’intimo segreto e aprire così facendo nuove strade alla storia delle idee. Essi partono dalla parola o meglio dal vocabolo; ricercano pazientemente negli autori, nei
maestri, la”parola-chiave”, le classificano, ne individuano l’atto di nascita e le derivazioni, ne seguono la crescita e le trasformazioni. Trenta di questi “anatomisti della parola”, tutti di fama internazionale, si riuniscono a Roma intorno un tavolo dal 7 al 9 gennaio nell’istituto di filosofia dell’Università su iniziativa del “Lessico intellettuale europeo”, un Centro di studio del consiglio nazionale delle ricerche.
Il “Lessico” è al suo secondo colloquio; il primo si svolse, sempre a Roma, nel gennaio del 1974. Allora il convegno ebbe un carattere evidentemente informativo, ma quest’anno i 30 scienziati si vedono per tracciare un programma preciso di lavoro e per impegnarsi a svolgerlo unitariamente sulla scorta di alcuni interventi base che saranno illustrati dai relatori prescelti. E questa l’unica manifestazione in Europa in cui si incontrano somme imprese che operano tra lessicografica e storia della cultura. Sono difatti rappresentati in essa tutti i grandi lessici delle lingue nazionali e sono presenti questi “anatomisti” che svolgono ricerche lessicografiche ad alto livello scientifico come Giovanni Nencioni, presidente dell”Accademia della Crusca”; Eugenio Garin e Tullio Gregory, l’uno presidente e l’altro direttore del “Lessico intellettuale europeo”; Paul Imbs, direttore del “Tresor de la langue francasse”; Bernard Quemada che dirige per il Consiglio nazionale delle ricerche scientifiche francese le analisi sul francese moderno; Ludger Oieng, del dizionario filosofico tedesco; Peter Flui, del Tesoro della lingua latina; Paul Tombeur che dirige le ricerche lessicografiche dell’Università cattolica di Lovanio; Antonio Zampolli, direttore del settore lessico grafico del centro elettronico CNR di Pisa; Vittorio Mathieu e Paolo Rossi del comitato delle scienze storiche e filologiche dello stesso CNR; e fra gli altri, Roberto Busa il famoso padre gesuita che da anni si dedica all’organizzazione di un “Index Thomisticus”. Saranno posti all’attenzione dei convenuti due grandi temi: il primo è costituito dal progetto di redigere un “Tesoro del latino medievale e moderno”; Il secondo consiste nel tracciare la storia del termine “ordine”. Possiamo fare alcune anticipazioni sul contenuto delle relazioni introduttive che gettano le basi del dibattito.
Il progetto di pubblicare un “Tesoro del latino medievale e moderno”, che si intitolerà appunto”Thesaurus mediae et recentioris latinitatis” sarà presentato dal direttore del “Lessico”, Tullio Gregory. Tale progetto nasce dall’esigenza di costituire un repertorio di un vastissimo settore della latinità che è in genere trascurato dalle ricerche linguistiche e lessicografica impegnate sul versante latino classico, e perciò spesso piuttosto sonde all’importanza delle traduzioni dal greco e dall’arabo in latino oltre che all’influenza delle opere scientifiche dei Galilei e dei Descartes.
In realtà il latino ha costituito la lingua di cultura che ha accompagnato lo svolgimento del pensiero medievale e moderno: È latino moderno si intende il latino parlato in tutte le università europee e nelle comunicazioni fra uomini di cultura anche dopo il Rinascimento. È un latino per più aspetti diverso da quello classico di Cicerone e di Seneca, ma non per questo meno vitale espressivo. Le opere di Copernico e di Keplero, di Galilei e di Descartes, di Spinoza e di Kant, rappresentano infatti delle pietre miliari del pensiero moderno e sono scritte prevalentemente in latino.
Per il latino post-medievale, moderno, tecnico che comporta I termini della nuova scienza, della nuova cosmologia, della nuova tecnologia, non ci sono inventari a livello scientifico; al massimo ci sono pochi dizionari su singoli autori promossi dallo stesso “Lessico”, come Descartes, Bacone, Galilei, Baumgarten che è il creatore del termine estetica che per primo considerò l’estetica un’attività autonoma. Poi: l’ultimo dizionario di latino classico e vecchio di oltre un secolo mezzo, il Forcellini. Quello che doveva essere il grande tesoro della lingua latina, cominciato dai filologi tedeschi agli inizi del secolo è ancora in alto mare. Per il latino medievale sono in circolazione dizionari superati e troppo angusti. L’unica impresa a livello scientifico sul latino medievale è sempre al primo volume, lettere A-B pubblicato nel 1959 a Monaco, mentre c’è un “Lexicon Medii aevi” che induce in qualche confusione E annovera in mezzo ai termini medievali quello di”Marconi Cus”, da Marconi, inventore della telegrafia senza fili. Scegliendo le iniziative buone, scartando quelle cattive, si possono unificare gli sforzi già in atto nei vari Centri linguistici europei, e si può dar vita – ecco la proposta del “Lessico” – a un repertorio, a un inventario del latino medievale moderno sommamente utile anche oggi.
Fin qui l’illustrazione del primo grande tema che si dibatterà in questo convegno internazionale. Il secondo tema, come si è detto, consiste nel tracciare la storia del termine “ordine”. Se ne studieranno gli usi e significati nelle opere di Descartes di Malebranche mediante le indagini dei francesi Pierre Costabel e André Robinet. L’italiano Aldo Duro affonderà invece il suo bisturi nelle opere di Dante e altri lo seguiranno su altri temi. I trenta “anatomisti della parola” sezionano e smontano il mondo del pensiero secondo il metodo che dal generale va al particolare e dal particolare al generale: così si aprono le nuove frontiere della cultura.